Frattaglie Filippine #6 – Di puttane soldi

Fun fact: il Giappone è (ancora) la seconda potenza economica mondiale, dopo gli Stati Uniti (che sono, ancora, i principali contribuenti all’inquinamento globale – non chiedetemi le fonti che non me le ricordo e magari me le sono inventate, ma tanto ogni fonte, in quanto sorgente, è sotterranea e quindi relativamente inindividuabile).

Le Filippine sono state una colonia spagnola per circa trecento anni, prima di essere vendute per venti milioni di dollari agli Stati Uniti nel 1898. Durante la fine della seconda guerra mondiale, la battaglia di Manila (prima “Perla d’Oriente”, mai più rialzatasi, una delle città più devastate dell’intero conflitto planetario) ha segnato l’inizio di tre anni di occupazione militare giapponese. Seppur molto breve, quest’ultima è ricordata con particolare ferocia, soprattutto a causa dei numerosi stupri ai danni di donne non sposate da parte dei soldati nipponici.

Ciononostante, i filippini continuano a idolatrare i giapponesi e portarli in palmo di mano, mentre riservano stereotipi simili ai nostri verso i nuovi cafoni arricchiti cinesi. Ciò accade specialmente nella casa-dormitorio dove risiedo a Manila. Per la terza volta, stiamo ospitando un gruppo di volontari giapponesi che prepara da mangiare per i bambini pòvri. Restano per qualche settimana, muovendosi sempre in gruppo e scortati come pulcini spauriti. Hanno delle difficoltà enormi a interagire con altre persone e seguono alla lettera qualsiasi indicazione data, compresi orarie per le pulizie e cose del genere. L’altra sera, dopo due bicchieri di birra, credo che un tale parlando di me abbia abbozzato un saluto romano. Quelli che riescono a parlare un inglese decente in realtà sembrano molto intelligenti, e un bel po’ snob. In generale, sembra che abbiano vissuto in una bolla di sapone per tutta la loro vita. Non hanno capito che questa città è cattiva.

Tre dei nuovi arrivati – che sono in realtà due ragazze cinesi e un giapponese, il che invalida completamente tutte le stronzate razziste che ho scritto prima – sono atterrati con un giorno di anticipo rispetto al resto del gruppo, e hanno deciso di andare in albergo invece che raggiungere subito casa nostra. Il giorno dopo, passeggiando prima di tornare al punto di ritrovo in aeroporto, hanno incontrato due signore e un uomo che hanno promesso di accompagnarli. Prima però li hanno portati a mangiare in un McDonald’s, e lì sono arrivate altri quattro “amici”. Tutti insieme hanno fatto credere ai poveri babbazzi di noleggiare un van per l’aeroporto, e nel tragitto gli hanno offerto birra e caramelle bianche. C’è di buono che le ragazze erano talmente fatte da non riuscire a ricordarsi il pin della carta di credito per prelevare. Gentilissimi, i rapinatori hanno lasciato i malcapitati vicino a casa nostra, affidandoli a una guardia che li ha accompagnati ancora in stato confusionale.

È triste pensare che questo paese avesse tutte le carte in regola per competere con le vicine emergenti “Tigri asiatiche” (Taiwan e Malesia se non mi sbaglio, senza contare le straricche isole di Singapore, Hong Kong e Macao), mentre povertà e corruzione si sono mangiate tutto. Ad esempio era in cantiere l’ampliamento delle linee della metro da tre a sette, ma ancora non se n’è fatto nulla e così stiamo messi:

via

In compenso, ho festeggiato San Valentino in maniera divertente: sono stato nel (principale) quartiere a luci rosse della città. Un posto molto affascinante, la sera è pieno di luci colorate, si può vedere il tramonto sul porto con l’odore di fognature perenne e le blatte che scappano fuori da tutti i tombini. Passeggiando, ragazze bellissime e ipertruccate ti invitano ad entrare in locali lucentissimi, oppure loschi figuri ti indicano squallidi ingressi sotto luci al neon azzurre. Da fuori, il bar dove sono entrato aveva vetrate a specchio, attraverso cui si può intuire ma non proprio vedere. Dentro, un bancone circolare e illuminato di rosso, e frotte di prostitute da ogni parte, sedute o in piedi, pronte ad accostarsi ad ogni bianco vecchio e ciccione che subentra. Tutto costa il doppio del normale, appena mi siedo un tipo mi massaggia la schiena e poi mi chiede dei soldi, lo mando via.

Tutto è costruito sul gioco di sguardi, come se dovessi veramente fare colpo su quelle ragazze. Ironicamente, come nei peggiori film di serie zeta, seduto di fianco a me c’è un tizio senza un occhio. In realtà, me ne accorgo subito, servono delle vere e proprie skills pure per andare a troie. Partendo dal presupposto che nessuna bella ragazza avrebbe un buon motivo per andarsene via con te, immagino che sia facile che ti spillino soldi facendosi offrire da bere per poi piantarti a metà serata con la scusa di andare in bagno. Quelli che, forse per prevenire questa eventualità, si scelgono delle ragazze brutte, proprio non li capisco. Perché alcune sono brutte davvero. E poi bisogna stare attenti alle malattie, e probabilmente di non bere da bicchieri incustoditi prima che vada a finire come ai giappocinesi.

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