Gennaio, in Australia, è il cuore dell’estate, e il villaggio del Campus è quasi deserto. Circondato dalla quiete, io sono l’unico col cuore in gola. Mi sveglio, sento voci al piano di sotto, e mi riempio di paranoia: nella confusione della veglia, per qualche secondo, immagino scene da film d’azione: io che mi nascondo negli angoli, esco dall’ombra e taglio la gola ai sicari.
Questo perché sono in subaffitto. Un mio ex-coinquilino mi ha lasciato la sua stanza dicendomi che avrei trovato la chiave sotto il tappeto. Arrivato all’alba, dopo un viaggio di 25 ore, mi accorgo che non c’è nessun tappeto. Da lì in poi rimbalzo tra il silenzio estivo del villaggio e la mia paranoia: l’amministrazione è incredibilmente aggressiva, cercano di spillarti soldi per qualsiasi scusa. Non oso immaginare la multa che beccherei se scoprissero che sono senza contratto; per vari scherzi del destino, le chiavi elettroniche che…
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