Di Martino Cappai
Breve introduzione al rapporto tra le stampe nipponiche e l’arte occidentale
Dallo scorso ottobre sino al 18 gennaio il Gran Palais di Parigi ha dedicato una grande retrospettiva a quello che sicuramente è l’artista giapponese più conosciuto e influente del XIX secolo, Katsushika Hokusai (1760 – 1849).
La mostra ospita una serie di 500 opere che ritraggono paesaggi, persone e scorci di vita quotidiana del Giappone del XVIII e XIX secolo.
Per capire l’importanza di Hokusai (che deve il suo nome alla divinità del polo nord hokushin-bosatsu”) basti pensare alla sua opera più famosa, “La grande onda di Kanagawa”, una xilografia in stile ukiyo-e, diventata praticamente l’emblema dell’arte giapponese nel mondo è ormai un simbolo pop alle mercé di speculazioni, rivisitazioni (più o meno artistiche) e pubblicità. Il primo ad utilizzare la “grande onda” fu il celebre compositore francese Claude Debussy che nel 1905 la scelse come copertina delle sue tre sinfonie intitolate La Mer.
Le xilografie Ukiyo-e sono un genere di stampa artistica sviluppatasi nel periodo Edo, tra il XVII e il XX secolo), vuol dire “immagini del mondo fluttuante” di un mondo in continua mutazione, impermanente. Un tipo di arte impostato sulla rappresentazione bidimensionale dal taglio fotografico, senza ombre, con un colore piatto e pochissime sfumature. La prospettiva era assente sino al 1750, quando il pittore Utagawa Toyohauru la introdusse a seguito dell’influenza di alcune opere di vedutisti italiani come Canaletto e Giacomo Guardi giunti in Giappone tramite gli scambi commerciali con gli olandesi, unici europei ad avere il permesso imperiale per attraccare nel porto di Nagasaki e commerciare con il Giappone, che ricordiamo rimase chiuso al resto del mondo sino al 1858. La sua apertura al mondo causò un vero e proprio shock all’interno della feudale, complessa e millenaria società giapponese, un trauma che inevitabilmente trovò i suoi riscontri nella stampe del periodo. Ad esempio lo xilografo Yoshitoshi Tsukioka (1839 – 1892), allievo della prestigiosa Scuola Utagawa, espresse nei suoi “bizzarri disegni” l’anima del suo tempo ricco di stravolgimenti sociali e culturali, disegni generati da una vivace immaginazione, che coniugava un’armoniosa bellezza ad una sanguinaria violenza, essi sono il prodotto del profondo shock culturale che il Giappone sperimentò con l’apertura al mondo occidentale dopo secoli di isolamento. Il successo che ottenne negli ultimi anni di vita non valse ad alleviare l’inquietudine e l’instabilità che lo affliggevano, né a prevenire la follia che lo colpì poco prima della morte. I suoi lavori continuarono ad essere pubblicati per circa 10 anni dopo la sua morte, per essere poi abbandonati nel dimenticatoio. Vennero rivalutati solo dopo la metà XX secolo, dall’Occidente post-bellico, soprattutto in paesi come Stati Uniti e Germania che dedicarono importanti esposizioni al maestro.
Opere di T. Yoshitoshi
Andando a ritroso verso la genesi della sua diffusione, si può sostenere che l’ukiyo-e ha prima conosciuto un rapido sviluppo e una prolifera diffusione in tutto il paese del Sol Levante per giungere poi in Europa quasi per caso, infatti alcune stampe erano presenti nella carta d’imballaggio per oggetti preziosi spediti dal Giappone. Queste rappresentazioni del mondo giapponese hanno da subito suscitato la curiosità e l’interesse di molti artisti dell’epoca, forti influssi e contaminazioni son presenti nelle opere dei maggiori pittori impressionisti francesi come Monet, Gauguin e Degas per citarne alcuni, ma anche Van Gogh, Klimt e l’Art Nouveau poi. È notevole l’accostamento estetico e concettuale tra impressionismo e l’ukiyo-e, essendo entrambi l’espressione di un frangente, uno scorcio di realtà, un aspetto della vita che cambia; così come gli impressionisti contemplavano la luce e i colori in base all’ora del giorno, all’inclinazione della luce e alle condizioni meteorologiche, così gli ukiyo-e espongono il mondo giapponese attraverso i paesaggi, i volti e i mille soggetti che ancora oggi ci affascinano.
A sinistra Pomeriggio di pioggia ad Atake e il gran Ponte di
Hiroshige. A destra una copia eseguita da Van Gogh
E mentre i nostri cugini d’oltralpe hanno steso il red carpet al Maestro Hokusai, in Italia si è recentemente parlato di lui e degli ukiyo-e a seguito dell’affondamento della Costa Concordia, poiché al suo interno oltre alle tantissime opere d’arte, vi erano presenti dodici xilografie di Hokusai e tre di Utamaro. Oggi la nave da crociera si trova nel porto genovese di Voltri, il cantiere dove son state avviate le operazioni di smantellamento. Delle opere non si sa nulla, forse son state rubate, forse sono ancora a bordo e magari per puro caso nemmeno danneggiate, o chissà… forse son tornate a conciliarsi con la loro essenza di “opere fluttuanti” in qualche fondale del Mar Mediterraneo.